Diario di quarantena - Fine

Da qualche parte, 3 Maggio 2020


55 giorni fa ci siamo dette: “l’ultimo pezzo lo scriviamo assieme e lo facciamo davanti a un aperitivo, promesso”. 55 giorni fa non avevamo idea di come si sarebbe evoluta la pandemia e nemmeno che il nostro diario avrebbe avuto tutte queste pagine. L’aperitivo, qualche giorno fa, l’abbiamo fatto lo stesso ma davanti a uno schermo e ora, davanti a uno schermo, alle 00:20 del 3 maggio, stiamo scrivendo l’ultimo pezzo. Assieme.


C’è Beatrice che interrompe, e Serena che parafrasa il curriculum vitae di Giovanna Botteri. Chiara, a stento, riesce a tenere gli occhi aperti. Elvisa, invece, ci rimprovera.
La verità è che siamo già nostalgiche, e visto che l’ultima impressione è quella che lascia il segno abbiamo anche un po’ d’ansia da prestazione. Con lo sguardo verso l’avvenire, e il cuore nel passato faremo tesoro di tutte queste righe. Delle parole pronunciate e di quelle taciute che hanno ad ogni modo lasciato un segno. Nella nostra storia personale, e un po’ anche nella vostra. Che poi in fondo è la stessa.

Sono state giornate tutte uguali ma tutte diverse: abbiamo fatto piani, costruito una nuova routine, messo il lievito per la pizza e fatto workout anche due volte al giorno. Siamo state inghiottite dal vortice degli impegni per soffocare giornate che sembravano lunghissime. Il diario ci ha salvate: alle 18.00, qualsiasi cosa fosse successa, avremmo dovuto consegnare il nostro pezzo. Anche solo per dire che quel giorno no, non volevamo scrivere. Intanto Borrelli, in conferenza stampa consegnava agli italiani, alla stessa ora, numeri e vite. Ci ripetevamo che eravamo e siamo fortunate a arrovellarci il cervello nelle nostre accademiche preoccupazioni. Come farò gli esami, come si svolgerà la laurea, come farò per il dottorato: nulla che comprendesse terapie intensive, rianimazioni e supporti respiratori. Da qualche parte continuavamo a scrivere la vita, da altre finiva. E allora tutto diventava più piccolo, anche noi nelle nostre stanze. 

Le stesse stanze che prima dell’8 marzo avevamo lasciato col trolley pieno di jeans, che ormai abbiamo sostituito con le tute, e di sogni ora coperti da mascherine, limitati da plexiglass e confinati in territorio italiano. 

Ci siamo affacciate nei vostri e dai vostri balconi, riscoprendoci vicini di casa e di sorte, condividendo noie, canzoni e programmi non rispettati. A guardare bene, le luci non sono sempre accese neanche dietro le finestre degli altri. Anzi, ci sono luci che non si riaccenderanno, e altre che faticheranno come quelle lampadine a led fioche per ore. 

Sarà che anche ZeroCalcare è arrivato all’ultimo episodio e che domani è il lunedì più lunedì degli ultimi due mesi, ma meno lunedì di tutti i lunedì. Verrebbe da comprare una nuova agenda e ricominciare da capo. Certo è che nonostante le Faq del Ministero dell’Interno, resteremo con più di una questione irrisolta e altre settimane per rispondere. D’altronde non lavoriamo in aziende manifatturiere, o ristoranti per l’asporto. Eppure c’è quella sensazione da titoli di coda: ma probabilmente il sequel ci sarà, senza N rossa né cast hollywoodiani.

Ah, tutto quello che s’è detto in quarantena, rimane in quarantena.

Le Chicche





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